Passato prossimo e passato remoto
La lingua italiana dispone, al modo indicativo, di ben cinque differenti passati. Alcuni studiosi, dicono che i diversi tempi passati dell’indicativo rappresentano uno un tempo passato da molto, uno un altro da abbastanza tempo, un altro da poco ecc. Sarebbe però impossibile definire i confini cronologici di ognuno dei tempi passati, cioè delimitare l’uso dei tempi in rapporto alla maggiore o minore lontananza nel passato. Non si può certo dire si tratta di un evento successo cinque anni fa, quindi devo usare il passato remoto. Oppure si tratta di un evento verificatosi tra i cinque e i tre anni fa, perciò devo usare il passato prossimo e così via. Dunque l’uso dei tempi passati si fonda su una base temporale( tempo passato), ma anche su una base aspettuale. Con il termine aspetto si intendono le informazioni che una forma verbale può fornire a proposito dello svolgersi di un evento, di uno stato ecc.: la sua durata, il suo distacco rispetto al presente o il suo legame con esso.
Prendiamo il passato prossimo e il passato remoto. Essi possono essere usati per indicare eventi, azioni ecc. verificatesi in un momento qualsiasi del passato. Ma se tale evento mantiene un legame con il presente, se cioè alcune sue conseguenze durano ancora nel presente, oppure si è situato entro un periodo di tempo (anche lungo) non ancora concluso, allora si preferirà usare il passato prossimo. Se viceversa l’evento è del tutto staccato dal presente, senza alcun legame con esso, si userà il passato remoto.Dirò:
Il consiglio dei ministri ha deciso cinque anni fa il prelievo fiscale.
se quella decisione è valida ancora oggi.
Negli ultimi due anni sono stati scoperti quattro pianeti
dato che negli ultimi due anni viene compreso l’oggi, cioè il momento in cui l’enunciato viene scritto o detto.Invece dirò:
Il presidente aprì la conferenza con un augurio di buon lavoro.
se tale evento è slegato dalla situazione attuale, senza collegamenti con il momento in cui l’enunciato viene detto o scritto.
Formazione del passato prossimo
Il passato prossimo è formato da due elementi: l’ausiliare essere o avere (al presente indicativo) + participio passato del verbo.
Formazione del participio passato
Il participio passato si forma togliendo al verbo la desinenza dell’infinito (are; ere; ire) e aggiungendo la desinenza del participio passato:
ARE → ATO (cambiare →cambiato)
ERE → UTO (vendere →venduto)
IRE →ITO (partire →partito)
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Passato prossimo dei verbi cambiare-vendere-partire
Soggetto |
Ausiliare |
Participio passato |
Ausiliare |
Participio passato |
Ausiliare |
Participio passato |
io |
ho |
cambiato |
ho |
venduto |
sono |
partito – a |
tu |
hai |
cambiato |
hai |
venduto |
sei |
partito – a |
lui – lei |
ha |
cambiato |
ha |
venduto |
è |
partito – a |
noi |
abbiamo |
cambiato |
abbiamo |
venduto |
siamo |
partiti – e |
voi |
avete |
cambiato |
avete |
venduto |
siete |
partiti – e |
loro |
hanno |
cambiato |
hanno |
venduto |
sono |
partiti – e |
-
Passato prossimo dei verbi essere eavere.
Soggetto |
Ausiliare |
Participio passato |
Ausiliare |
Participio passato |
io |
sono |
stato – a |
ho |
avuto |
tu |
sei |
stato – a |
hai |
avuto |
lui – lei |
è |
stato – a |
ha |
avuto |
noi |
siamo |
stati – e |
abbiamo |
avuto |
voi |
siete |
stati – e |
avete |
avuto |
loro |
sono |
stati – e |
hanno |
avuto |
Passato remoto
Il passato remoto indica invece un'azione avvenuta e conclusa nel passato, quindi priva di ogni legame con il presente:
La sera del 16 aprile 1928 il professore di zoologia della IV Università statale e direttore dell'Istituto di Zoologia , entrò nel suo studio, nell'Istituto di via Cartagine. Accese la sfera opaca sospesa in alto e si guardò intorno.
L'uso del passato prossimo al posto di quello remoto si sta affermando in Italia anche a livello di una lingua medio alta, per cui espressioni come : L'anno scorso ho frequentato un corso di inglese, Dieci anni fa sono
stata in Africa, vengono accettate come corrette. Il passato remoto ha più fortuna nella lingua scritta, sia letteraria che giornalistica.
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Il passato remoto dei verbi regolari si coniuga sostituendo le desinenze dell’infinito (-are, -ere, -ire) con quelle che vediamo di seguito. A volte vi sono due varianti entrambe corrette della forma vebale.
Prima coniugazione: parlare
io parlai
tu parlasti
lei/lui parlò
noi parlammo
voi parlaste
essi parlarono
Seconda coniugazione: ricevere
io ricevetti (oppure: ricevei)
tu ricevesti
lei/lui ricevette (oppure: ricevé)
noi ricevemmo
voi riceveste
essi ricevettero (oppure: riceverono)
Terza coniugazione: dormire
io dormii
tu dormisti
lei/lui dormí
noi dormimmo
voi dormiste
essi dormirono
I verbi della seconda coniugazione (-ere) possono avere anche una forma alternativa.Di solito, come nel caso di ricevei, ricevé e riceverono, si tratta di forme letterarie rare I verbi della prima e della terza coniugazione (-are e -ire) sono in genere regolari, mentre quelli della seconda sono in genere irregolari. Un verbo irregolare ha, nella sua coniugazione completa, forme sia irregolari sia regolari, a seconda della persona. La seconda persona (singolare e plurale) e la prima persona plurale sono regolari. Invece sono irregolari le altre persone.
io ebbi
tu avesti
lui/lei ebbe
noi avemmo
voi aveste
essi ebbero
Alcuni verbi irregolari presentano il raddoppiamento della consonante finale nella radice: volli, caddi, bevvi, tenni, ruppi, seppi eccetera.
Il verbo essere ha questa coniugazione irregolare al passato remoto:
io fui
tu fosti
lui/lei fu
noi fummo
voi foste
essi furono