I verbi servili
Alcuni verbi di uso frequente come dovere, potere e volere, oltre a possedere un ruolo verbale autonomo: vorrei un giardino fiorito, Mi devi una cena, possono anche venir affiancati ad altri verbi all'infinito, e "servire" per aggiungere al loro significato un ulteriore senso di dovere, di volontà, di probabilità o di capacità:
Posso entrare o devo entrare?
Dovresti comprendere la sua scelta.
Voleva avere tutto.
Posso anche tornare.
La vera difficoltà dei verbi servili consiste nell'uso del corretto ausiliare è, in effetti, una questione un po' intricata, ma risolvibile seguendo poche regole.
Uso dell'ausiliare con i verbi servili:
Quando sono usati come servili, potere, volere e dovere, nei tempi composti, assumono l'ausiliare che richiederebbe l'infinito a cui sono legati.
Non sono potuto venire. (il verbo venire vuole l'ausiliare essere).
Non ho potuto scrivere. (il verbo scrivere vuole l'ausiliare avere).
Se l'infinito ha con sé un pronome atono (mi, si, ti, ci, vi) bisogna usare:
"essere" se il pronome è prima dell'infinito
"non si è voluto alzare",
"avere" se il pronome è dopo l'infinito
"non ha voluto alzarsi.
Se il servile è seguito dal verbo "essere", l'ausiliare sarà sempre "avere":
"ha dovuto essere forte",
"ha voluto essere il primo".
"non ho voluto essere noiosa".
"avresti potuto essere più gentile".
Per quanto riguarda la forma passiva, i verbi servili non l'ammettono. Sarà il verbo da essi “servito” ad assumere forma e significato passivi, usando l'infinito passivo o servendosi del si passivante:
Non sempre al popolo può essere detta la verità.
Non sempre si può dire la verità al popolo.