I gradi dell'aggettivo qualificativo
Con l'aggettivo qualificativo non solo si indicano le qualità e le caratteristiche di una cosa, ma anche il grado (la misura) in cui queste caratteristiche si presentano. Oltre al grado positivo, che è il grado in cui l'aggettivo esprime l'esistenza di una qualità, senza indicare in quale misura il nome la possiede:
Cristina è simpatica.
Distinguiamo un grado comparativo (di maggioranza, di minoranza, di uguaglianza) e un grado superlativo (assoluto e relativo).
A) Il grado comparativo stabilisce un confronto tra due elementi (detti termini di paragone) rispetto a una certa qualità. Ci sono tre tipi di comparativo:
1) comparativo di maggioranza, quando il primo termine possiede una qualità in misura maggiore rispetto al secondo:
Francesca è più alta di Luisa.
2) comparativo di minoranza, quando il primo termine possiede una qualità in misura minore rispetto al secondo:
Francesca è meno alta di Luisa.
3) comparativo di uguaglianza, quando i due termini di paragone possiedono una qualità in uguale misura:
Francesca è alta come Luisa.
Negli esempi Francesca rappresenta il primo termine di paragone, Luisa il secondo termine di paragone.
Il comparativo di maggioranza e quello di minoranza si ottengono facendo precedere l'aggettivo rispettivamente da più o meno, mentre il secondo termine di paragone può essere introdotto da di o che.
La preposizione di (semplice o articolata) si usa di preferenza quando:
- il secondo termine di paragone è costituito da un nome o un pronome non retti da preposizione:
Pietro è più attento di Sergio, ma meno attento di te.
- il secondo termine di paragone è un avverbio:
La temperatura è più alta di ieri.
Si utilizza invece la congiunzione che quando:
-a) il secondo termine di paragone è costituito da un nome o da un pronome retti da preposizione:
La mamma è più severa con me che con mio fratello.
- b) si paragonano tra loro due aggettivi, due verbi o due avverbi.
Isabella è più svogliata che sciocca.
È meglio ridere che piangere.
Mario agisce spesso più istintivamente che razionalmente.
Il comparativo di uguaglianza si ottiene introducendo il secondo termine con l'avverbio quanto o come:
Sono arrabbiato quanto (o come) te.
In questo caso l'aggettivo può essere preceduto dalle forme correlative tanto, altrettanto, (con quanto) e così (con come), che però risultano spesso ridondanti:
Sono (tanto) serio quanto Pietro.
Sono (così) sorpreso come te.
L' avverbio correlativo è invece necessario quando si mettono a confronto due qualità dello stesso soggetto, oppure due verbi:
Un amico tanto simpatico quanto riservato.
Mi piace tanto ascoltare la musica quanto leggere un bel fumetto.