Il numero del nome - singolare/plurale

Il plurale dei nomi si forma secondo numerose regole grammaticali, cioè mediante il cambiamento della desinenza del singolare.

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Il numero del nome - singolare /plurale

I nomi possono essere usati al numero singolare o al numero plurale.

Il singolare si riferisce ad una sola persona, ad una sola cosa, ad un solo animale,

il plurale si riferisce a due o più persone, a due o più cose a due o più animali:

singolare

plurale

Cas -a

una singola casa

Cas -e

più case

libr -o

un singolo libro

Libr-i

più libri

can-e

can-i

 LA FORMAZIONE DEL PLURALE

Anche per la formazione del plurale le regole vengono dalla pratica, ma e meglio sapere che:

tutti i nomi maschili o femminili, che sono monosillabi, o che al singolare terminano in vocale accentata, -o in -i, o in consonante (nomi di origine straniera) rimangono inalterati al plurale, sono cioè INVARIABILI

singolare

plurale

Il re

i re

la città

le città

la virtù

le virtù

la crisi

le crisi

lo sport

gli sport

Osserviamo adesso le regole per la formazione del plurale, distinguendo (per comodità) tre classi dei nomi variabili nel numero, riferendoci alle desinenze del singolare.

I classe nomi in -a, II classe nomi in -o, III classe nomi in -e

nomi in -a

i nomi femminili che al singolare terminano in -a prendono la desinenza in -e

i nomi maschili che al singolare terminano in -a prendono la desinenza -i

 

singolare

plurale

 

sorella

sorelle

Femminili

gallina

galline

 

pianta

piante

 

poeta

poeti

Maschili

problema

problemi

 

profeta

profeti

II -o il plurale cambiando, di regola, in -i la vocale finale:

L' albero

Gli alberi

Il pallone

I palloni

Il tavolo

I tavoli

Il muro

I muri

Il cane

I cani

Il fiume

I fiumi

Il letto

I letti

da -e plurale -i

La canzone

Le canzoni

La nube

Le nubi

La colazione

Le colazioni

L' arte

Le arti

La stagione

Le stagioni

La notte

Le notti

La stazione

Le stazioni

La nave

Le navi

L' estate

Le estati

Casi particolari di formazione del plurale

I nomi femminili che finiscono in -ca formano il plurale in -che:

La domenica

Le domeniche

La discoteca

Le discoteche

La bocca

Le bocche

La bistecca

Le bistecche

La banca

Le banche

La musica

(Le) musiche

La giacca

Le giacche

La politica

Le politiche

La repubblica

Le repubbliche

L'amica

Le amiche

nomi in -co

Il fuoco

I fuochi

Il gioco

I giochi

Il parco

i parchi

Il palco

I palchi

noni in -e / -ga:

in -chi e -ghi se sono maschili:

il monarca – i monarchi

in che e in -ghe se sono femminili:

la nuca – le nuche; la strega – le streghe

Eccezioni: belga (= abitante del Belgio) fa belgi al maschile e belghe al femminile.

I nomi che finiscono in -cia e -gia che si pronunciano con l’accento sulla -i (allergìa, farmacìa) formano il plurale in -cie e -gie:

farmacia-farmacie; allergia – allergie

I nomi che finiscono in -cia e -gia (senza l’accento sulla -i) formano il plurale:

a) in -cie e -gie se tali sillabe sono precedute da una vocale:

camicia – camicie; valigia – valigie

b) in ce o ge se tali sillabe sono precedute da una consonante:

provincia – province; freccia – frecce

La distinzione tra i plurali in -cie, -gie e quelli in -ce, -ge è solo ortografica: la -i non si pronuncia in parole come -camicie- o -valigie.

I nomi in -co e -go formano il plurale in -chi e -ghi se hanno l’accento sulla penultima sillaba (parole piane):

fuoco - fuochi; falco – falchi;

albergo - alberghi luogo – luoghi

Eccezioni: amico-amici; nemico-nemici; greco-greci; porco-porci.

I nomi in -co e -go formano il plurale in -ci e -gi se hanno l’accento sulla terzultima sillaba:

medico-medici; asparago-asparagi

Eccezioni: incarico-incarichi; obbligo-obblighi; carico-carichi;

Ci sono molte eccezioni, alcune regole possono essere utili:

i nomi in -fugo hanno sempre il plurale in -ghi (profugo-profughi);

i nomi in -logo che si riferiscono a persone (biologo, cardiologo, teologo) hanno il plurale in -gi;

mentre quelli che si riferiscono a cose (catalogo, dialogo, prologo) hanno il plurale in -ghi.

I nomi in -io (senza l’accento sulla -i) perdono la -i del tema e conservano solo quello della desinenza:

viaggio-viaggi; figlio-figli; bacio-baci

Eccezioni: "tempio" al plurale fa "templi".

I nomi in -io fanno il plurale in -i, ma se hanno la -i accentata formano il plurale in -ii:

zio-zii; addio-adii; pendio-pendii.

Eccezioni: "dio" al plurale fa "dei".

Alcuni nomi in -o al plurale diventano femminili e prendono la desinenza -a:

il centinaio

le centinaia

il migliaio

le migliaia

il miglio

le miglia

l’uovo

le uova

il riso (il ridere)

le risa

il paio

le paia

l’osso

le ossa

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