L'anacoluto
Durante un comizio, un candidato, preoccupato per il fenomeno dell' astensionismo, disse: “ Quelli che non votano, è a loro che mi rivolgo” meritandosi con questo anacoluto, una bocciatura in italiano.
Che cos'è l'anacoluto? È un modo di costruire un periodo senza rispettare i nessi sintattici e deriva dal greco anakoluthos, che non segue, sconnesso.
Anacoluto vuol dire in poche parole iniziare il discorso con un soggetto e proseguire con un altro.
È una specie di deragliamento del pensiero, come è capitato ad un importante ministro che disse: “ Io, quando mangio la Nutella, mi viene l'acquolina in bocca”.
Dov'è il deragliamento? Nel fatto che si comincia la frase con il soggetto io e poi, invece di assegnargli un predicato verbale, si infila un altro binario mentale ( mi viene l'acquolina in bocca ) e l'io rimane solo come un orfanello.
L'anacoluto però non è da condannare. Esso ha una giustificazione psicologica quando la rottura del filo del discorso avviene sotto l' “urgenza” di una emozione, cosa che si fa spesso nel linguaggio familiare e popolare, dove il sentimento prevale sulla razionalità.
E ha una giustificazione artistica quando lo scrittore, per dare un senso di spontaneità alla frase, liberamente disobbedisce alle norme della logica. Quando Giovanni Pascoli, cacciato dalla casa natale dopo l'uccisione del padre, scrive nella poesia Romagna “ Io,la mia patria or è dove si vive”, sentiamo che il poeta ha felicemente condensato l'anacoluto, così simile ad un singhiozzo, lo strazio di quei giorni.
La differenza tra il candidato onorevole, il ministro e il Pascoli è che i primi due non sanno di violare la regola, il poeta lo sa.