Il beh e il boh
Se il ministro delle finanze mettesse le tasse sulle parole inutili, risanerebbe in poco tempo il bilancio dello Stato. Prendiamo ad esempio i rutti verbali come il boh e il beh che punteggiano la nostra conversazione quotidiana. Ecco una situazione tipo:
-Ti sono piaciute le Dolomiti?
- Boh, mica tanto.
- Meglio le Alpi?
- Beh, è tutta un'altra cosa.
- Che tempo hai trovato:
- Boh, sono stato in albergo tutto il tempo.
Appartengono alla stessa famiglia anche il mah, il vede, il diciamo che, il diciamo così:
- Cosa ne pensa assessore della nuova proposta di legge?
- Mah, vede, una riforma, come dire, così, radicale, diciamo che forse, non esclude una scelta come dire, difficile.
Molte parole per la solita aria fritta.
L'uso del cioè è quasi scomparso ma è stato sostituito dalla locuzione “ a livello di”.
In una circolare, mandata da un preside agli studenti si leggeva:
- La gita scolastica non si poté fare perché “abbiamo avuto dei problemi a livello meteorologico.”
Bastava dicesse: pioveva